Ottobre mese dell’educazione finanziaria: i dati italiani

Ottobre è il mese dell’educazione finanziaria, materia in cui gli italiani non vanno affatto bene. Meritano un’insufficienza e l’esame a settembre. E un‘insufficienza in educazione finanziaria ha delle conseguenze pesanti. L’incompetenza nella gestione del denaro significa incapacità di comprendere i fenomeni economici, soppesare i rischi e cogliere le opportunità, portando di conseguenza a scelte sbagliate, a volte distruttive. Questo è ciò che si evince dall’indagine “L’alfabetizzazione finanziaria degli italiani: i risultati dell’indagine della Banca d’Italia del 2020”
Educazione finanziaria, protezione dei consumatori finanziari e inclusione finanziaria sono i tre ingredienti essenziali per l'empowerment finanziario degli individui e la stabilità generale del sistema finanziario.
I risultati dell’indagine
L’alfabetizzazione finanziaria è stata calcolata misurando:
- Conoscenze. Comprensione dei concetti di base utili per fare scelte finanziarie: inflazione, tasso di interesse, differenza tra tasso di interesse semplice e composto, diversificazione del rischio, etc.
- Comportamenti. Gestione delle risorse finanziarie nel breve e nel lungo termine: fissazione di obiettivi finanziari, programmazione delle risorse, pagamenti di bollette, risparmi, etc.
- Attitudini. Orientamento degli individui al risparmio, soprattutto di tipo precauzionale, in un’ottica di lungo periodo e interesse nelle tematiche finanziarie.
Il livello medio di alfabetizzazione finanziaria degli italiani nel 2020 è 11,2, in una scala che va da 1 a 21. La quota di soggetti che nel 2020 registrano un punteggio di conoscenza giudicato sufficiente dall’OCSE – 5 o più su 7 – è pari al 44,3 per cento, rispetto al 32,6 per cento della scorsa indagine (2017). La percentuale di rispondenti per la quale il punteggio sul comportamento finanziario è giudicato sufficiente – un punteggio di 6 o più su 9 – è invece stabile rispetto alla scorsa indagine (27,3 contro 27 per cento). Per quanto riguarda l’attitudine, invece, la quota di coloro che hanno un punteggio uguale o superiore a 4 è pari a 13,7 per cento, in calo rispetto alla scorsa rilevazione (18,8 per cento)
Tra il 2017 e il 2020 la riduzione del punteggio dei comportamenti è stata più significativa per le donne, gli over 64enni, i residenti al Nord. Il calo caratterizza soprattutto i fattori che sono influenzati dalle condizioni economiche dei soggetti, come la diminuita capacità di risparmio, l’incapienza del reddito a coprire le spese o la riduzione nella frequenza di un pagamento puntuale delle bollette e delle rate dei prestiti.
Sono in calo anche le risposte positive ai comportamenti “tengo sotto controllo le mie questioni finanziarie” e ”prima di comprare qualcosa considero se me lo posso permettere”. Sostanzialmente stabile è invece la quota di coloro che si pongono obiettivi finanziari a lungo termine.
L’attitudine finanziaria è rilevata nell’indagine attraverso 3 domande che valutano la tendenza dei rispondenti a guardare ai temi finanziari con un’ottica di lungo periodo. Nel 2020 si confermano di poco sotto la media nazionale i giovani con meno di 35 anni e gli studenti, i disoccupati e i laureati. Cresce l’attitudine degli italiani meno istruiti, con un Nord lievemente meno virtuoso rispetto ai dati precedenti, e un Mezzogiorno che mostra un’attitudine in miglioramento.
L’alfabetizzazione finanziaria è più elevata tra i 35 e i 44 anni; è bassa nelle persone con meno di 35 anni, anche perché i giovani in Italia lasciano tardi la famiglia di origine. L’alfabetizzazione degli uomini si conferma più elevata rispetto a quelle delle donne. Lo stesso vale per i residenti nel Centro-Nord rispetto a quelli del Mezzogiorno. Il divario tra uomini e donne è particolarmente forte nel profilo delle conoscenze, soprattutto tra quanti hanno bassi titoli di studio e risiedono nel Mezzogiorno.
In conclusione nel 2020 l’indagine IACOFI della Banca d’Italia mostra un livello di alfabetizzazione degli italiani che conferma la posizione di ritardo del nostro Paese nel confronto internazionale, già emersa nel 2017. Confrontando le due edizioni, gli italiani hanno migliorato le conoscenze finanziarie, e mantenuto sostanzialmente stabili i punteggi di comportamenti e attitudini (atteggiamenti).
L’alfabetizzazione finanziaria è difforme nei vari segmenti della popolazione: i laureati vanno meglio dei non-laureati; l’alfabetizzazione finanziaria degli uomini è in media più alta di quella delle donne; è molto bassa tra i giovani, raggiunge i livelli massimi per gli intervistati di circa 45 anni, per poi scendere. Un’analisi di regressione individua l’istruzione come la variabile principale che influenza l’alfabetizzazione seguita, a distanza, dall’età.
La nostra posizione di retroguardia nella classifica OCSE è così spiegata, in parte, dai livelli minori di istruzione degli italiani e dalla quota più alta di anziani rispetto agli altri paesi.
Il costo della mancanza di educazione finanziaria
Una mancata educazione finanziaria costa. In media equivale ogni anno ad un mese di stipendio di un operaio specializzato o di un impiegato di terzo livello. 1.300€ circa è la cifra che si rischia di perdere ogni anno quando non si investe o quando si investe in modo errato (e in quel caso può succedere di perdere anche molto, molto di più). Perché?
- Il bias cognitivo o bias di conferma è la trappola delle trappole. È più facile seguire percorsi e opinioni che già conosciamo o che confermano ciò che pensiamo, piuttosto di approfondire aspetti sconosciuti che potrebbero mettere in discussione delle certezze. Il problema è che spesso queste certezze, soprattutto in campo finanziario, sono errate o superficiali
- La maggior parte dei risparmiatori non sa assolutamente cosa compra. Che si tratti di acquisti fatti personalmente, di cui non si conosce fino in fondo le caratteristiche, o investimenti tramite consulenti a cui si lascia completamente il timone (e che non sempre agiscono per interesse del cliente), in pochi sono davvero consapevoli di dove e come sono investiti i loro soldi
- Le questioni finanziarie non vengono affrontate neppure nel momento delle scelte di voto, quando dobbiamo eleggere al Parlamento le persone, i partiti e i programmi che decideranno del nostro futuro finanziario
- Non ci sono incentivi al superamento di questo gap di preparazione in ambito finanziario nella popolazione. Perché mancano i fondi o la volontà politica?
L'ignoranza, finanziaria costa. Non solo a chi non approfondisce la materia, ma a tutti.
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